Lo sfogo dell’operaia: “Ci hanno fatto credere che saremmo stati sostituiti dai robot”
Non piace per niente agli operai e ai delegati di fabbrica l’allegato al decreto “Chiudi Italia” firmato dal premier Giuseppe Conte. Un allegato che è il frutto delle estenuanti pressioni degli industriali e che consente l’apertura di un numero considerevole di fabbriche e produzioni non essenziali. In tanti, sui social manifestano malessere e dissenso per una scelta che a qualcuno appare come una furbizia.
Tra queste Rosy Scollo, operaia della StMicroelectronics che ha consegnato a Facebook il suo “sfogo”: “Ci hanno fatto credere per anni – scrive la lavoratrice – che la classe operaia non esistesse più, che gli operai e le operaie sarebbero scomparse, sostituite dai robot. Ora improvvisamente siamo diventati indispensabili e essenziali, tanto che Confindustria vuole costringere i lavoratori e le lavoratrici a continuare a lavorare pure nelle produzioni non essenziali, rischiando la nostra salute e quella dei nostri familiari e dei nostri concittadini. Avevo tirato un sospiro di sollievo quando Conte aveva annunciato il decreto per la sospensione delle attività non necessarie ad affrontare l’emergenza coronavirus, ma mi sono dovuta ricredere dopo aver visto l’allegato al decreto che elenca tutte le attività produttive che rimangono aperte, praticamente quasi tutte, un elenco troppo largo che non è quello concordato con il sindacato. Un inaccettabile gioco di prestigio, con cui si fa finta di chiudere le fabbriche. I metalmeccanici non ci stanno e anche in questa situazione siamo pronti a fare come sempre la nostra parte per tutelare i diritti, la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Con la mobilitazione fino, se necessario, allo sciopero”.
Critico anche Giuseppe Casafina della Fiom di Civitavecchia: “C’è ancora chi chiede al sindacato di chiudere le fabbriche – scrive il sindacalista – come se avessimo noi le chiavi degli stabilimenti. È successo dove gli scioperi sono riusciti bene, per sanificare, per tutto il resto c’è la responsabilità che gli industriali non stanno dimostrando”.
Duro, durissimo, contro gli industriali, anche Ciro D’Alessio, operaio di Pomigliano, oggi segretario dei metalmeccanici di Bari: “Quando tutta questa brutta storia sarà finita, ritorneremo alla vita normale e ritorneremo pure a trattare per rinnovare il CCNL.
Sicuramente ad un certo punto chiameremo i lavoratori allo sciopero per portare a casa il contratto. In quel preciso momento ricordatevi che Confindustria, i padroni, ha fatto di tutto per mandarci a lavorare durante una pandemia, solo per il mero profitto”
Dalla Brianza, una delle zone più colpite dal coronavirus interviene il sindacalista Fiom Pietro Occhiuto: “L’arroganza e l’egoismo degli industriali non si ferma neanche di fronte all’emergenza. E noi di fronte alla loro arroganza ed al loro egoismo ci mobilitiamo per difendere la salute e la vita delle lavoratrici e dei lavoratori. Perché se per loro è essenziale fare profitto per noi l’essenziale è la salute dei lavoratori. Si vergognino”.
Non le manda a dire nemmeno Daniele Calosi, segretario della Fiom Firenze: “Leggo su un giornale locale di stamani che Confindustria Toscana Nord chiede (riporto testualmente) di : “evitare di chiudere le imprese per non uccidere l’economia del Paese”.
Io penso che per rispetto farebbero meglio quantomeno a tacere”.
Dal Piemonte si leva anche la voce di Serse Panetto, sindacalista con un importante seguito sui social, da giorni impegnato nel chiedere la chiusura delle fabbriche non essenziali: “Basta furbizie – scrive. Si lavora solo se c’è sicurezza oppure non si lavora e le attività non essenziali oggi non hanno senso”.
Condanna netta anche dal segretario dei metalmeccanici della Calabria, Massimo Covello: “C’eravamo fidati! Sabato notte c’era stato riferito in videoconferenza che il Governo, sentite tutte le parti, avrebbe disposto la chiusura di tutte le produzioni non essenziali ,ancora aperte,, per tentare di arginare la crescita del contagio.
Poi ieri, mentre si restringono quasi all’impossibile le prescrizioni ai cittadini in casa, le maglie si sono riallargate e le “produzioni essenziali ” dilatate. Non va ene, la vita prima di tutto”.
La sintesi del malessere operaio verso l’alelgato al decreto “Chiudi ITalia”, l’ha fatta stamattina su La 7 la numero uno della Fiom, Francesca Re David: Una scelta sbagliata”, ha detto la segretaria. “Dopo l’incontro di sabato tra governo, imprese e sindacati era stato fatto un elenco di produzioni non essenziali. Ieri nel decreto emanato dal governo l’elenco è stato più che raddoppiato. Non è necessario produrre a ciclo continuo e riempire i magazzini di prodotti che non vengono venduti. Non sono indispensabili le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa. E’ impossibile pensare di sconfiggere il virus se non si chiudono le attività produttive non essenziali”.
Il clima oggi nelle fabbriche e nel sindacato non è dei migliori. Lo stesso Maurizio Landini, intervenendo oggi su Circo Massimo, la trasmissione di Radio Capital ha commentato senza mezzi termini così il decreto “Chiudi Italia”. “Ci eravamo lasciati sabato con governo e imprese avendo concordato una lista di attività non essenziali da sospendere, poi nella giornata di domenica tutto è cambiato. A Confindustria diciamo: non si fa così. E’ il tempo della trasparenza e della responsabilità. Basta letterine sottobanco. Gli interessi da proteggere sono quelli dei lavoratori e delle lavoratrici che ogni giorno rischiano la vita per andare al lavoro. Al governo abbiamo già chiesto un incontro perché quel testo va modificato, contiamo di confrontarci nelle prossime ore visto che domani partiranno le chiusure. Nel frattempo con Cisl e Uil sosterremo tutte le iniziative di lotta e mobilitazione a difesa della salute e della sicurezza. Si deve lavorare solo nelle produzioni essenziali. Si deve lavorare solo dove la sicurezza è garantita, altrimenti si sciopera.”
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