Coronavirus, all’ospedale di Varese arriva il robot che monitora i pazienti
Prelevato dalla mostra del Mudec di Milano, il robot avrà il compito di controllare le condizioni dei malati, evitando ai medici il contatto diretto con gli infetti
di Francesca Milano
Si chiama Sanbot Elf e fino a ieri riposava al Mudec in attesa dell’apertura della mostra “Robot – The human project”. Da oggi, invece, il robottino è in servizio all’ospedale di Varese insieme ad altri cinque “colleghi” chiamati ad aiutare i medici in corsia contro il Covid-19 all’ospedale di Circolo e Fondazione Macchi della Asst Sette Laghi di Varese. Alto poco più di un bambino di 7 anni, con due occhioni simpatici e affettuosi, un cravattino che gli dà un certo tono, e un monitor in zona “cuore” che gli permette di interagire con gli esseri umani, Sanbot Elf ha in compito di aiutare il personale sanitario nell’assistenza a dodici pazienti affetti dal coronavirus.
I robot – distribuiti da Omitech srl – sono posizionati nelle camere dei malati (un robot ogni 2 letti) e permettono il monitoraggio a distanza delle loro condizioni: grazie alla telecamera di cui ogni robot è dotato, infatti, il personale vede in remoto il paziente attraverso il monitor che ha accanto e che è collegato al robottino. In telepresenza e senza accedere fisicamente alla stanza, l’obiettivo è quello di ridurre il consumo di dispositivi di protezione e ottimizzare così anche il tempo di medici e infermieri, per massimizzare le attività di monitoraggio e assistenza, a vantaggio dei pazienti. Ma c’è di più: attraverso i robottini, medici e infermieri possono anche parlare al paziente che, se non è in ventilazione assistita, può rispondere attraverso messaggi vocali.
Sanbot Elf è un robot creato per l’interazione con le persone. «Alla mostra – commenta Alberto Mazzoni, responsabile scientifico del Laboratorio di Neuroingegneria computazionale dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e co-curatore dell’esposizione che avrebbe dovuto aprire i battenti a inizio marzo ma che è stata posticipata a causa del coronavirus – abbiamo cercato di focalizzarci non tanto sull’evoluzione dei robot umanoidi come oggetti, ma sullo sviluppo della collaborazione tra esseri umani e robot, e questo ne è un esempio perfetto».
Quando tornerà al Museo delle Culture di Milano, il compito di Sanbot Elf sarà proprio quello di interagire con i visitatori. Ma adesso il suo è un lavoro ben più serio, perché grazie al suo aiuto si riduce il contatto dei medici con i pazienti infetti. E forse si fa un passo in avanti verso l’integrazione di queste nuove tecnologie nel settore della sanità
0 commenti